Venerdì 27 aprile una importante anteprima provinciale al Piccolo Cineclub Tirreno. Proietteremo “Insyriated” (distribuito da Movies Inspired) – “un film attualissimo quanto necessario” – vincitore del Premio del Pubblico al Festival di Berlino.

Una famiglia intrappolata dalla guerra a Damasco. Un “a porte chiuse” che oscilla tra noir, thriller e melodramma a tinte foschissime. Vincitore di molti premi internazionali, a partire da quello assegnatogli alla Berlinale 2017 (sezione Panorama) dal pubblico votante. E recentemente insignito di ben sei Magritte, i César belgi.
Il trailer del film:

L’energica Oum Yazan cerca disperatamente di tenere insieme la propria famiglia mentre fuori imperversa la guerra. Dall’esterno penetra nella sua casa il frastuono delle bombe e dei mitra. C’è acqua a malapena e uscire rappresenta un pericolo costante a causa dei cecchini sui tetti. Nella casa Oum ospita una giovane coppia con un bambino, il cui appartamento è stato distrutto e ora pianifica una fuga. Chi è che bussa alla porta? Potrebbe essere il marito che Oum Yazan sta aspettando con così tanta ansia, oppure è qualcuno che, fuori, cerca oggetti di valore? L’appartamento che una volta era il focolare domestico è diventato una prigione.

● INSYRIATED ●
un film di Philippe Van Leeuw
con Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud, Juliette Navis, Mohsen Abbas, Moustapha Al Kar ● sceneggiatura: Firas Fayyad ●

Vediamo queste persone vivere, e le accompagniamo nella loro vita quotidiana, in ostaggio nella propria casa. (…) Non c’è normalità in tempo di guerra, ci sono solo eventi eccezionali (…) e può succedere di tutto, una bomba può cadere sulla casa, e in cinque minuti tutto sparisce. Nel frattempo, bisogna preparare da mangiare, lavare i piatti, combattere contro la polvere, è un mondo di polvere. Questa donna incarnata da Hiam Abbas difende con le unghie e con i denti la propria casa. (…) ci si interroga su queste persone come voi e come me, che non hanno né la capacità di essere eroiche né di schierarsi da una parte o dall’altra: come fanno nel quotidiano? Certe scelte sembrano impossibili, la ragione va contro alcune decisioni, ma non si può fare altrimenti. Che uno del gruppo debba affrontare da solo il terrore mentre gli altri sono nascosti, questo è possibile. (…) le donne (…) il bersaglio primario di ogni guerra, perché sono il punto di ancoraggio degli uomini. Rappresentano il porto, la casa. Se si perde ciò, si perde la capacità di battersi, non c’è più ragione per farlo. Niente casa, niente ritorno possibile. Sono anche bersagli che non utilizzano le armi per difendersi, bensì le loro convinzioni, la loro forza morale, il loro coraggio. (…) Non è un film di guerra, ma un film sulla guerra. Su ciò che la guerra produce per la gente comune. (…) E’ stato necessario produrre un sonoro che raccontasse la guerra così com’è vissuta dai protagonisti del film senza vederla: esplosioni, raffiche, elicotteri… Preferisco di gran lunga evocare con il fuori campo, con il suono (…) Si è molto più vicini alla realtà in quelle condizioni, è più eloquente il suono dell’immagine, si è più nella verità delle cose. (…) E’ un film che potrebbe svolgersi a Beirut, a Sarajevo, a Varsavia nel ‘43, a Berlino nel ‘45, ovunque siano state vissute situazioni di guerra da parte di civili abbandonati a se stessi in mezzo ai combattimenti. (Philippe Van Leeuw)

(…) Presentato nella sezione Panorama alla Berlinale e ora inserito nella selezione Tutti ne parlano della Festa del Cinema di Roma, Insyriated è un’efficace e concentrata raffigurazione di un’ordinaria giornata di guerra, i cui echi irrompono nell’apparente quiete domestica a più riprese lasciando sui personaggi tracce che sarà difficile cancellare. (…) Philippe Van Leeuw sceglie dunque di approcciare il conflitto siriano senza di fatto mostrarlo, concentrandosi sulle conseguenze che esso produce sul comportamento umano.
Con mano ferma e notevole rigore, approntato il suo ideale palcoscenico (la casa), l’autore vi inserisce gli attori, li governa con mano ferma, ne gestisce i movimenti con cura quasi maniacale. In principio, Van Leeuw attraversa i corridoi domestici in maniera fluida, tenendosi però sempre molto a ridosso dei personaggi, quasi isolandoli dall’ambiente circostante, per meglio incentivare la tensione generata dalla loro costante esposizione al pericolo, esterno e interno, dal momento che la casa si va trasformando gradualmente da nido protettivo a prigione e Oum da salvatrice a figura dittatoriale.
Quando poi il film raggiunge il suo climax, ecco che Van Leeuw passa a frammentare lo spazio con un montaggio più serrato, d’altronde, l’appartamento è diventato assai meno percorribile dopo l’ingresso dei malfattori. L’orchestrazione stilistico-geometrica è dunque ben predisposta, il gioco al massacro può esplodere senza indugio, mentre diventa sempre più chiaro che l’iniziale dinamica servo-padrone (il silenzio imposto da Oum alla domestica) non solo trascende l’etica, ma di fatto, ora, ne detta le regole. (Daria Pomponio, Quinlan.it)

 

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