Sabato 31 Ottobre alle ore 21.30 proietteremo, in anteprima a Follonica, “Babadook”, il film horror dell’anno. Accorrete numerosi, non abbiate paura

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Sei anni dopo la morte violenta del marito, Amelia (Essie Davis) è ancora in lutto. Lotta per dare un’educazione al figlio ribelle di 6 anni, Samuel (Noah Wiseman), un figlio che non riesce proprio ad amare. I sogni di Samuel sono tormentati da un mostro che crede sia venuto per ucciderli entrambi. Quando l’inquietante libro di fiabe Babadook arriva in casa, Samuel è convinto che il Babadook sia la creatura che ha sempre sognato. Le sue allucinazioni diventano incontrollabili e il bambino sempre più imprevedibile e violento. Amelia, seriamente spaventata dal comportamento del figlio, è costretta a fargli assumere dei farmaci. Ma quando Amelia comincia a percepire una presenza sinistra intorno a lei, inizia ad insinuarsi nella sua mente il dubbio che la creatura su cui Samuel l’ha messa in guardia possa essere reale.

È molto raro che un film dell’orrore susciti unanime entusiasmo nella critica. Perciò si attendeva con curiosità questo debutto nel lungometraggio di una regista australiana, accolto molto bene al Sundance e premiato in diversi festival prima di approdare da noi. Assumendo il punto di vista della protagonista adulta, il film racconta i rapporti tumultuosi tra una madre, Amelia, e Samuel, il suo bambino di sei anni problematico, iperattivo, bipolare e piuttosto esasperante. Apprendiamo subito che il bimbo è nato il giorno stesso della morte accidentale del padre, che Amelia non ha mai elaborato il lutto e che Samuel è ossessionato dalle fiabe col Lupo Cattivo. Una sera il piccolo trova un libro particolarmente macabro, intitolato al misterioso Signor Babadook e che minaccia direttamente il lettore. Il cinema horror ha dato spesso corpo alle ossessioni infantili; collegandole, nei casi più evoluti, con la paura dell’adulto e il terrore che presenze familiari si rivelino all’improvviso minacciose. In questo senso il film è esemplare: se l’elemento deviato della solitaria famigliola sembra il minorenne, in realtà è sua madre a essere posseduta dai propri demoni interiori, che passo dopo passo la fanno diventare pericolosa come il Jack Torrance di Shining. Col procedere dell’azione ci rendiamo sempre più conto di non essere tanto di fronte a un film di paura (eppure di paura ne fa: garantisce William “l’esorcista” Friedkin, uno che se ne intende), quanto piuttosto a un thriller psicologico lontano anni luce dai vari Paranormal Activity. Intanto la storia si colloca (come direbbe Todorov) dalla parte del “fantastico”, facendo esitare lo spettatore tra una spiegazione irrazionale e una razionale degli eventi. Esiste davvero l’uomo nero che, di notte, visita la casa? O è una proiezione delle paure del bambino e della psicosi della madre? Vero è che, a un certo punto, il film ci mostra il Babadook: però si tratta di una presenza appena suggerita, forse onirica e mediata da tutto un immaginario cinematografico riflesso nel televisore che, di notte, tiene compagnia all’insonne Amelia. Una figura grottesca, frutto della creatività di Jennifer, che poggia sull’iconografia di Méliès e dell’espressionismo tedesco, passa per le mani artigliate di Nosferatu e Freddy Krueger e, magari, flirta con i fantasmi di Darren Aronofsky. Che cosa impedisce, del resto, di vedere in quella di Amelia e Samuel la vicenda tristemente “normale” di una madre e di un bambino solitari che tutti (autorità scolastiche, parenti…) si affrettano a giudicare e punire per la loro “anormalità”, mostri quotidiani più contundenti di qualsiasi uomo nero? Che Jennifer Kent non abbia scelto il repertorio del film di paura solo per cercare modi nuovi di scioccarci lo dimostra soprattutto, però, il suo modo di dirigere. Senza mai far ricorso al repertorio dello jump-scare, la tecnica per spaventare lo spettatore con effetti repentini e inattesi, Kent adotta un linguaggio narrativo piuttosto classico, che sposa la capacità di tenere alta la tensione con una parte di familiarità: come fa chi vuole narrarci una fiaba spaventosa moderna ma allo stesso tempo decisamente antica.

Roberto Nepoti, La Repubblica

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