Sabato 4 novembre serata evento al Piccolo Cineclub Tirreno. Sarà nostro ospite il regista Andrea Segre che presenterà in anteprima provinciale “L’ordine delle cose” interpretato da Paolo Pierobon e Giuseppe Battiston (proiezione speciale al Festival di Venezia 2017). Viste le molte richieste è consigliata la prenotazione.

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Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l’immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell’immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l’istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell’ordine delle cose.
Il trailer del film
“Prima non ne avevamo le prove. Oggi, a festival concluso e dopo aver preso nota di tutti i film italiani proiettati, in concorso e non, possiamo dire con certezza che “L’ordine delle cose” di Andrea Segre è probabilmente il lungometraggio che più di altri meritava il riconoscimento della selezione maggiore. Senza entrare nel merito di chi aveva la possibilità di indirizzare in altro modo il cammino del film all’interno della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, sembra giusto puntualizzare i pregi che “L’ordine delle cose” si guadagna sul campo, mettendo a rischio la propria reputazione, con una storia che irrompe praticamente in diretta su una delle questioni più delicate e complesse della nostra epoca. Segre infatti colloca il protagonista della sua storia – un funzionario ministeriale – nel bel mezzo della questione libica e degli sbarchi di migranti provenienti dalle coste del territorio nord africano; e all’interno di quel complesso di attività politico-diplomatiche con le quali il nostro governo sta cercando (e le ultime notizie sembrano dirci con un certo successo) di convincere le autorità della Libia a collaborare per arrestare il flusso di persone che ogni giorno si imbarca in direzione del nostro paese, grazie alla complicità di chi lucra sul traffico illegale di vite umane mel Mediterraneo.”
Carlo Cerofolini, www.ondacinema.it
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