Venerdì 13 novembre, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità del Comune di Follonica, serata evento dedicata al tema del mobbing. In programma “Mi piace lavorare (Mobbing)”, di Francesca Comencini. Ospite lo sceneggiatore del film Daniele Ranieri (autore dei saggi “Il lavoro molesto” e “Preferirei di no. Lavoro e condizioni di lavoro: alle radici del XXI secolo”). Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

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Anna, segretaria di terzo livello, madre single, vive un calvario nella sua azienda. Lentamente, ma inesorabilmente, il gruppo dei colleghi si scatena contro di lei. Le vessazioni iniziano, piccole, invisibili, ma ripetute. Anna viene lasciata sola al tavolo della mensa aziendale, nessuno la invita più a prendere il caffè la mattina, il suo posto di lavoro viene occupato.

Presentato (e vincente) nella sezione “panorama” del Festival del Cinema di Berlino, Mi piace lavorare nasce come progetto povero ed essenziale. Una sola attrice di rilievo, molti interpreti non professionisti, il circolo di parenti e amici della regista che si adoperano per la riuscita di una pellicola, che di fatto, è una delle migliori opere sociali degli ultimi anni e che squarcia il velo su uno dei più grandi problemi che affligge il moderno mercato del lavoro:il mobbing. I tempi de La classe operaia va in paradiso sono finiti, oggi è tempo di fusioni, budget, tuning: lo scenario scelto dalla Comencini è assolutamente asettico: un’azienda anonima, di cui non si conosce l’attività, il fatturato, lo scopo. Quella nella quale chiunque potrebbe lavorare e che, a causa di una fusione, vede il management radicalmente cambiato. Spesso le vittime non conoscono nemmeno il nome dei propri carnefici, il concetto di padrone viene sostituito da una sorta di grande fratello che controlla, dispone, organizza, muove uomini e donne a suo piacimento sullo scacchiere operativo alla ricerca del miglior profitto. È la giusta legge del libero mercato e vivaddio che sia così, ma, a volte, forse troppe volte, il meccanismo s’inceppa e quando questo succede le conseguenze sono gravissime e coinvolgono non solo il diretto interessato ma familiari, amici, parenti, amici. Nelle vene dei Comencini scorre il cinema:ciò si palesa non solo apprezzando il piglio asciutto e sicuro che la madre (forse pensando ai lavori del nonno) utilizza nel corso della storia, ma anche nella straordinaria performance della figlia che recita accanto alla Braschi con una naturalezza e convinzione che lasciano stupefatti. Mi piace lavorare vale più di qualsiasi manifestazione, corteo o indagine giornalistico/televisiva. C’è solo da sperare che un pubblico abituato a cercare nel mezzo cinematografico evasione e divertimento, non sia impaurito dalla cruda rappresentazione della realtà di tutti i giorni. Andrea Chirichelli, Mymovies.it

(…) Si potrebbe definire il vero film dell’orrore. Non quello dei mostri o dei vampiri, ma l’orrore quotidiano che in tanti casi rende angosciosa l’esistenza di chi fatica sotto padrone (…) Nicoletta Braschi è tanto vibrante e partecipe da sembrare una persona vera anziché un’attrice. (…) Mi piace lavorare meriterebbe di essere visto e meditato da molti; ma il problema è sempre quello dai tempi del Neorealismo: ha voglia la gente entrando in un cinema di ritrovare sullo schermo gli aspetti crudi della realtà? Tullio Kezich, Il corriere della sera

Cast tecnico

Regia:Francesca Comencini
Sceneggiatura:Assunta Cestaro ,Daniele Ranieri, Francesca Comencini

Musiche:

Gianluigi Trovesi , Gianni Coscia

Fotografia:

Luca Bigazzi

Montaggio:

Massimo Fi11occhi

Scenografia:

Paola Comencini

Costumi:

Antonella Berardi

Cast

Morgana:

Camille Dugay Comencini

Anna:

Nicoletta Braschi

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