Sabato 1 giugno alle 21.30 ultimo appuntamento con il festival “Sconfinamenti” e gran finale di stagione. Proietteremo – in anteprima provinciale – “Tutti pazzi a Tel Aviv”, il film più applaudito e amato dal pubblico all’ultimo Festival di Venezia. In collegamento video interverrà il regista del film Sameh Zoabi.

Sabato 1 giugno alle 21.30 gran finale di stagione con la proiezione in anteprima provinciale di “Tutti pazzi a Tel Aviv”, il film più applaudito e amato dal pubblico all’ultimo Festival di Venezia. Il protagonista, Kais Nashif (Salam), è anche stato premiato come miglior attore nella sezione “Orizzonti”.

In collegamento video interverrà il regista del film Sameh Zoabi.

Salam, un affascinante trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, lavora come stagista sul set della famosa soap opera palestinese ‘Tel Aviv on Fire’, prodotta a Ramallah. Ogni giorno, per raggiugere gli studi televisivi, Salam deve passare attraverso un rigido posto di blocco israeliano. Qui incontra il comandante incaricato del posto di blocco, Assi, la cui moglie è una fedelissima fan della soap opera. Per impressionarla, Assi si fa coinvolgere nella stesura della storia…
Il trailer del film:

“Uno spasso vero dalla prima all’ultima scena” – “Brillante divertente e corrosivo” La Repubblica
“Tutti pazzi a Tel Aviv” è un vero gioiello narrativo e registico, che unisce momenti comici, efficaci spruzzate di romanticismo e riflessione politica, mantenendo sempre uno stile semplice, diretto e coinvolgente quanto ironico” Il Foglio

Salam, un affascinante trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, lavora come stagista sul set della famosa soap opera palestinese ‘Tel Aviv on Fire’, prodotta a Ramallah. Ogni giorno, per raggiugere gli studi televisivi, Salam deve passare attraverso un rigido posto di blocco israeliano. Qui incontra il comandante incaricato del posto di blocco, Assi, la cui moglie è una fedelissima fan della soap opera. Per impressionarla, Assi si fa coinvolgere nella stesura della storia…

Definito da Variety “geniale” e da Repubblica “imprevedibile e divertentissimo” Tutti pazzi a Tel Aviv racconta, con il tono della commedia, la convivenza tra palestinesi e israeliani.

C’è una doppia pista in “Tutti pazzi a Tel Aviv”, film che ha riscosso un gran successo al Festival di Venezia. Il suo autore parte da un uno spunto leggero, come quello del pazzo mondo che gira intorno ai set televisivi, per approdare a quello del conflitto medio orientale.

Tutto scorre perfettamente grazie al tono leggera della commedia usato dal regista.
Una stupida soap diventa un pretesto per veicolare il problema della convivenza difficile tra due culture agli opposti. Infatti, le immagini patinate di “Tel Aviv brucia” inchiodano sullo schermo sia gli israeliani che i palestinesi.

Un film con una vena arguta che ricorda per le ambientazioni il successo della Fox “Boris”, ma anche i grandi classici di Hollywood.

Il primo pensiero per il pubblico italiano va, sin dalle prime inquadrature a “Gli occhi del cuore”, fiction ospitata da “Boris”. Il direttore della fotografia “smarmella” alla grande, dando alle immagini una luce ovattata. Poi però, arriva la realtà, rappresentata dal check point che Salam deve attraversare quotidianamente, non senza problemi.

Il registro visivo cambia e diventa realistico. Gli stessi personaggi, tutti, anche se in modo leggero, riescono alla fine a uscire vivi dalle difficoltà quotidiane. Diceva Flaiano “La situazione è grave ma non seria”, e non c’è citazione migliore per definire questo piccolo capolavoro. Un film da non perdere, con un ottimo cast e una regia perfetta.

Il film è stato presentato nella sezione Orizzonti all’ultimo Festival di Venezia dove l’interprete maschile Kais Nashif ha conquistato il Premio come Miglior attore.

“È stata una grande sfida” ha dichiarato il regista Sameh Zoabi “fare una commedia facendo i conti con le realtà israeliana e palestinese. Io credo che la commedia lascia la libertà di parlare con leggerezza anche di argomenti seri. Con i film che ho realizzato ho cercato di divertire il pubblico ma anche di raccontare la realtà in cui viviamo”.

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