4323 GIORNI SENZA VEDERE LA LUCE DEL GIORNO. UNA NOTTE DI 12 ANNI È IL VIAGGIO NELLE TENEBRE DI JOSÉ MUJICA DETTO PEPE, ELEUTERO FERNÁNDEZ HUIDOBRO DETTO ÑATO E MAURICIO ROSENCOF, TRE MILITANTI TUPAMAROS CATTURATI E POI SEGREGATI DAL ’73 ALL’85.
1973. L’Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Una notte di autunno, tre prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle nell’ambito di un’operazione militare segreta. L’ordine è chiaro: “Visto che non possiamo ammazzarli, li condurremo alla pazzia.” I tre uomini resteranno in isolamento per 12 anni. Tra di loro c’è anche Pepe Mujica, futuro Presidente dell’Uruguay.
«Il progetto mi ha richiesto un lungo lavoro di ricerca e preparazione, durato oltre quattro anni. Il film è una sorta di percorso esistenziale, la sfida principale, quindi, è stata quella di evitare di farne un prison-movie. L’ordine dell’esercito era chiarissimo: “Visto che non possiamo ammazzarli, li condurremo alla pazzia.” Il mio obiettivo non era solo una meticolosa ricostruzione storica degli eventi, bensì la riproduzione di un percorso estetico e sensoriale, tale da consentire al pubblico di toccare da vicino l’esperienza di come si possa sopravvivere a una tale lotta interiore.» (Álvaro Brechner)
«Da una storia vera, di quelle che superano ogni immaginazione, Brechner trae un film che dalla forte passione civile e attento alle esigenze della Storia, ma che è capace di evadere con la forza del cinema dalle regole di un genere troppo stesso prigioniero di sé stesso. Notevole, e coraggioso, il punteggiare la vicenda di Mujica e compagni con momenti che giocano con l’assurdo, il grottesco e il ridicolo della dittatura militare, e non solo col suo orrore, con guizzi del genio di Bonvi delle Sturmtruppen.» (Federico Gironi, Comingsoon.it)
“Dodici anni di umiliazioni, torture, in un film che parla ai sensi prima che alla ragione. Dodici anni di privazioni totali punteggiate da pochi esterni struggenti e rari flashback. Dodici anni, 1973-1985, durante i quali il mondo cambia anche se i tre protagonisti non sanno nulla perché vengono trasferiti di continuo ma non possono comunicare tra loro né con i loro carcerieri. Il piano dei militari è chiaro: quei tre tupamaros, «molto pericolosi perché dotati di alto potere di comunicazione», devono impazzire. Non ci riusciranno. Anzi due di loro, Eleuterio Hernandez Huidobro e Mauricio Rosencof, scriveranno un libro su quell’esperienza ora alla base di questo efficacissimo film. Il terzo, José “Pepe” Mujica, diventerà presidente dell’Uruguay. Ma questa è solo la didascalia finale di un percorso a cavallo tra cronaca e fantastico, molto latinoamericano, pieno di scene memorabili. Le finestre coperte, le celle circolari a negare l’orientamento, le misure di coercizione grottesche, i fogli di giornale trafugati nelle latrine per informarsi, la scoperta che si può comunicare e anche giocare a scacchi tra una cella e l’altra battendo sul muro, soprattutto i brandelli di vita strappati ai carcerieri ignoranti. Spiandoli, carpendo ogni loro sillaba, magari dettandogli, come Cyrano, le lettere che non saprebbero mai scrivere alle loro donne. Per combattere la follia a colpi di intelligenza. Un trionfale esercizio di resistenza al gusto dominante, che iscrive l’uruguaiano Brechner tra i nuovi talenti del continente.” Fabio Ferzetti L’Espresso
IL TRAILER DEL FILM
UN FILM DI ÁLVARO BRECHNER
CON ANTONIO DE LA TORRE, CHINO DARÍN, ALFONSO TORT, SOLEDAD VILLAMIL,
CÉSAR TRONCOSO, MIRELLA PASCUAL ● SCENEGGIATURA: ÁLVARO BRECHNER
FOTOGRAFIA: CARLOS CATALÁN ● MONTAGGIO: IRENE BLECUA, NACHO RUIZ CAPILLAS
MUSICHE: FEDERICO JUSID ● PRODUZIONE: TORNASOL FILMS, HADDOCK FILMS, MANNY FILMS
DISTRIBUZIONE: BIM DISTRIBUZIONE IN COLLABORAZIONE CON MOVIES INSPIRED
UNGHERIA, SPAGNA, ARGENTINA, FRANCIA, GERMANIA, 2018
BERLINALE 2016: PREMIO ARTE ● CAIRO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 2018: PREMIO FIPRESCI
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: SEZIONE ORIZZONTI