Ultimi due appuntamenti imperdibili della stagione: venerdì 19 maggio l’ultimo bellissimo film di Aki Kaurismaki, “L’altro volto della speranza” e venerdì 26 maggio la commedia italiana “La parrucchiera” con ospiti il regista Stefano Incerti e l’attrice protagonista, Pina Turco. Per quest’ultimo evento è consigliata la prenotazione. Ancora 90 posti disponibili.

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Venerdì 19 maggio proietteremo l’ultimo bellissimo film di Aki Kaurismaki, “L’altro volto della speranza”, Orso d’Argento al Festival di Berlino 2017.

“Io gioco. O muoio. Non gioca mai chi ha paura”. Il senso de L’altro volto della speranza sembra racchiuso in questo verso di una delle canzoni dell’ultimo film di Aki Kaurismaki (premiato per la miglior regia al Festival di Berlino). Il regista finlandese ripropone il tema dell’immigrazione, già affrontato nel precedente Miracolo a Le Havre.

I protagonisti del suo film, Khaled e Wikstrom, condividono un destino di fuga, sia pur con motivazioni diverse, che li porterà a precorrere strade comuni in cerca di un riscatto. Il motore di tutto è la ricerca di un cambiamento, ma ci si arriva con una corsa a ostacoli, in un alternarsi di scene dolorose e quadri grotteschi. Sarà un ristorante, dai connotati decadenti e bizzarri, il punto di incontro dei personaggi, tra improbabili menù e bevute ad alto tasso alcolico. Perché “le persone bevono quando le cose vanno male, e bevono ancora di più quando vanno bene”.

L’altro volto della speranza è l’ultimo film di uno dei registi più generosi e simpatici che si conoscano, il laconico finlandese Aki Kaurismäki, che conferma le sue qualità e porta avanti il suo discorso, basato su una scelta radicale fatta una volta per tutte: stare dalla parte dei marginali, dei loser, di coloro che diffidano della società organizzata perché dominata dai potenti e dai loro servitori e nemica dei deboli.

La sua scelta è da sempre quella di stare dalla loro parte e di raccontare le loro disgrazie ma anche le loro grazie, la loro ostinazione nel cercare un mondo più giusto e nel tentare di costruirlo pezzetto per pezzetto, pervicacemente.

In questo percorso essi incontrano spesso i “normali” pur se delusi dal mondo così com’è, che in molti dei suoi film decidono improvvisamente di cambiare strada come il non giovane commerciante-venditore di questo film, che decide di cambiare vita e si dà al settore, più gratificante (anche se inflazionato), della ristorazione.

Il trailer del film:

“L’ultimo erede di Charlie Chaplin, e probabilmente l’unico, è nato in Finlandia, si chiama Aki Kaurismäki e fa un film ogni 2-3 anni, ma ogni volta cattura un pezzetto del nostro presente in forma di fiaba comica, proprio come l’immenso Charlot, anche quando maneggia temi tragici. Al centro dell’applauditissimo ‘The Other Side of Hope’, altro titolo da premio, ci sono infatti due personaggi che si incrociano solo a metà film. (…) Kaurismäki è un campione assoluto di economia narrativa: luci, gesti, inquadrature, espressioni, tutto è sempre misuratissimo e insieme irresistibile (…). Sappiamo subito che questi due tipi strambi, il marito in fuga e il migrante arrivato col carbone, faranno un pezzo di strada insieme, anche se perché si incontrino dando vita a una di quelle piccole e utopiche comunità di marginali che sono la specialità di Aki (…) Khaled, sempre grazie alla strepitosa economia espressiva di Kaurismäki, tra una peripezia e l’altra ci ricorda con quanta dignità un uomo può evocare il destino tragico di migliaia e migliaia di altri profughi senza mai sfiorare il patetico o il ricattatorio. È qui che il grande regista finlandese è davvero a suo modo chapliniano. Il lungo dialogo in cui Khaled racconta cosa è successo alla sua famiglia ad Aleppo senza muovere un muscolo di troppo, non è solo una lezione di cine-morale. È un modo per rimettere ordine nel caos quotidiano che ci anestetizza. Restituendo un volto, uno sguardo, un senso a parole ormai logorate e astratte come Migranti, Guerra, Libertà. Proprio come faceva Chaplin, anche se Kaurismäki non racconta l’esplosiva nascita della modernità ma la sua lenta, tragica fine. Che ci restituisce con timing implacabile e insieme infallibile, ma senza mai perdere una segreta speranza.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 15 febbraio 2017)

“‘L’altro volto della speranza’ è la nuova perla di humour laconico dal geniale Kaurismäki, con le sue ossessioni (cantanti di strada, Checker Marathon) ma anche voglia di nuovo raccontando di immigrati a schiena dritta (iracheni, siriani, somali) e finlandesi brava gente (la Finlandia, come nazione, meno). (…) Chi conosce i sedici film precedenti di Kaurismäki (tra cui ‘Vita da bohème’, ‘Nuvole in viaggio’, ‘L’uomo senza passato’) non può perderlo. Chi non li conosce pure.” (Francesco Alò, ‘Il Messaggero’, 6 aprile 2017)

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